Sit-in per gli operai dell'Adelchi di Tricase a Roma sotto la Regione Puglia

CSLS - Comitato Sostegno Lavoratori Salentini

NON PIU' SALENTO DA SFRUTTARE!

sabato 15 maggio 2010

Lavoratrici e lavoratori Adelchi,
il 15 Marzo 2010 è stato compiuto un atto criminale, alla luce del giorno.
E’ stato portato via dai gazebi-presidio permanente della lunga e gloriosa
lotta delle lavoratrici e lavoratori Adelchi lo striscione con su scritto
PALESTINA LIBERA a cura del Centro Culturale “Alfonsina Bertelli”, bisogno
umano di milioni di donne, uomini e bambini-che da 60 anni continuano ad
essere massacrati, negati dal diritto fondamentale per ogni essere umano: la
libertà e la propria esistenza da governanti israeliani appoggiati e
sostenuti dal governo italiano. Da mesi che lo striscione stava lì con la
sua testimonianza e l'assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori Adelchi
del giorno 2 Febbraio aveva deciso in maggioranza il suo rimanere legato ai
gazebo.
Nello stesso momento veniva strappato lo striscione con su scritto: LA VITA
DEL PRECARIO NON E’ SICURO ADELCHI LADRO DEL FUTURO, dove nella
manifestazione operaia e studentesca del giorno 21 Novembre 2009 era stato
portato in giro da centinaia di persone per le vie di Tricase.
Due simboli che rappresentavano la lunga e gloriosa lotta delle lavoratrici
e lavoratori Adelchi contro il padre padrone Adelchi, che non ha esitato un
attimo a licenziare migliaia di lavoratrici e lavoratori, perché aveva
trovato altre nostre sorelle e fratelli in giro per il mondo a sfruttare di
più e quella del popolo palestinese che da anni combatte per la libertà e
per vivere degnamente.
Questo attacco criminale è la sintesi dei vari tentativi successi altre
volte di portare via striscioni e gazebi ma sempre e in varie assemblee
operaie sono stati respinti dalla maggioranza delle lavoratrici e lavoratori
Adelchi.
Questo attacco criminale è anche la sintesi dopo che Laura Longo su DICIAMO
un quindicinale indipendente del 20 Feb. 2010 di Tricase dal titolo QUESTO
POVERO SUD scrive: “…Nel tavolo istituzionale convocato a Palazzo Gallone,
gli operai Adelchi, poi supportati da egregi nomi della politica
salentina-nazionale (da Gabellone alla Capone fino alla Bellanova) hanno
chiesto di nominare un tavolo a Palazzo Chigi dove riproporre il rinnovo
degli ammortizzatori sociali in scadenza il prossimo giugno. Una scelta
ottusa e tutto sommato prigioniera di posizioni assistenzialiste e
massimaliste”. Niente vero, gli operai dell’Adelchi hanno sempre rifiutato
la Cassa Integrazione gridando sempre a gran voce che vogliono lavoro.
Continua ..”E’ non si può pensare di arginare l’attuale crisi economica, se
non mettendo in primo piano quelle strategie gestionali in grado di
valorizzare il contributo, la produttività, l’efficienza del capitale umano.
Ma questo vuole dire, al contempo, varie cose. In primis, responsabilizzare
il lavoratore (cosa che gli operai Adelchi non intendono assumere)
all’interno del tessuto economico in cui opera…” Quando poi la classe
operaia Adelchi ha già abbastanza dimostrato la loro responsabilità …
Questo attacco criminale è anche la sintesi dopo che Giuseppe R. Panico ex
colonnello in pensione sul settimanale cittadino IL VOLANTINO del 13 Marzo
2010 di Tricase dal titolo URLA NEL SILENZIO scrive:
“C’era una volta, nella nostra città, una bellissima piazza; dicono la più
bella fra le belle del Salento.
Aveva come cornice un grande e nobile palazzo, abitato un tempo da principi
e principesse, due maestose chiese ed altri antichi edifici….
Ai lati della piazza, lassù in alto sui muri delle chiese, un po’ più vicine
al …cielo, le sante statue di pietra tutto osservavano e beneficiavano. La
piazza c’è ancora ma non più così bella e frequentata, non è più il salotto
di un tempo; alcuni operai disoccupati l’hanno occupata con brutte tende,
scritte e striscioni. Vogliono un lavoro che né la gente, né le istituzioni,
né le statue di pietra o di bronzo sono in grado di dargli. Il grande uomo
di bronzo leggendo il libro nella mano sembra dire a tutti che il lavoro non
casca più dall’alto dei cieli o dall’alto della politica; che il lavoro, sia
gli imprenditori che gli operai, devono cercarlo soprattutto da soli, che
bisogna adattarsi e che i nuovi tempi saranno anche più duri.
Languono i disoccupati, languono e si suicidano nel Nord-Est tanti
imprenditori disperati, langue anche la gente che vorrebbe che i primi
turisti di primavera non scappassero di fronte alle nuove brutte immagini
della loro piazza; vorrebbe che in questo nostro Sud-Est le rimostranze dei
pochi non svilissero il bene di tutti, vorrebbe che non si creasse altra
disoccupazione, vorrebbe che al posto di tende e striscioni si ponesse…
magari un gran vaso di fiori e un bel nastro di .. protesta. Ma nessuno
sembra chiederlo; in città i finti sordi non parlano; i finti muti non odono
e, insieme a politici o politicanti, camminano lesti e furtivi nella grigia
nebbia del pavido mugugno o delle dotte promesse scritte nel … vento.
Sembrano invece animarsi le antiche e silenti statue di pietra o di bronzo,
ormai stanche del triste spettacolo; sembrano voler scendere dal loro
piedistallo, lanciando un urlo possente ed antico che scuote chiese e
palazzi, che dice “BASTAAAAA, RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA PIAZZA …”
In poche parole un proclama di istigazione e incitamento a farla finita con
la lunga e gloriosa lotta che tante mamme, tanti padri, tanti-e giovani
stanno portando avanti con tanti sacrifici sotto l’acqua, il freddo, il
vento, il sole da tanti anni contro l’arroganza e lo sfruttamento di un
padre padrone e i suoi servi governanti che lo hanno finanziato per anni e
lo continuano a proteggerlo, contro le condizioni di miseria e di un
presente futurante incerto e senza una vita degna di essere vissuta.
Lavoratrici e lavoratori dell’Adelchi non facciamoci ancora una volta
fermare da queste provocazioni e continuiamo nel nostro percorso luminoso
che da anni stiamo portando avanti contro l’arroganza del padre padrone
Adelchi e della sua “banda”, insieme ai suoi servi governanti che continuano
a sostenerlo di poter liberamente sfruttare e arricchirsi sul sudore
proletario.
Manteniamo la nostra unità e la nostra determinazione affinché possiamo
vivere un presente e un futuro dignitoso e soddisfacente, dei nostri bisogni
umani e di libertà.

Centro Culturale “Alfonsina Bertelli”
Associazione Salento: Che Fare?

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