Sit-in per gli operai dell'Adelchi di Tricase a Roma sotto la Regione Puglia

CSLS - Comitato Sostegno Lavoratori Salentini

NON PIU' SALENTO DA SFRUTTARE!

sabato 15 maggio 2010

DIFENDIAMO I BENI COMUNI

Il 19 novembre 2009, la Camera dei deputati ha approvato, con ricorso alla fiducia, il decreto Ronchi che accelera, mediante l'art.15, il processo di privatizzazione dei servizi pubblici come l’acqua, i rifiuti, il trasporto locale unitamente alla dismissione della proprietà pubblica e delle relative infrastrutture.
Con l’approvazione di questo decreto, su pressione dei poteri forti dell’Unione Europea, s'intende privatizzare non solo l’acqua, ma tutti i servizi pubblici locali, essenziali per la popolazione e che gli imprenditori privati intendono "arraffare" e vendere a peso d’oro.
Si regalano, quindi, servizi e profitti a privati senza alcun vantaggio per la popolazione, con la conseguenza che le società municipalizzate saranno avviate verso la dismissione.
Insomma, un percorso di smantellamento del soggetto pubblico che non ha eguali in Europa.
Se si considera, inoltre, che l'intervento legislativo è
stato approvato ignorando il consenso popolare che, soltanto due anni fa, si era raccolto intorno alla legge d’iniziativa popolare per l’acqua pubblica (oltre 400.000 firme raccolte), si può comprendere quanto grave è stata tale decisione, sia nel merito che nel metodo.
Un intervento normativo che non ha tenuto minimamente in considerazione neppure gli effetti nefasti della gestione privatistica dell’acqua: aumento delle tariffe, peggioramento della qualità del servizio, diminuzione delle risorse investite in infrastrutture, aumento delle perdite in misura direttamente proporzionale alla presenza dei privati e delle multinazionali nella gestione del ciclo integrato delle acque.
Gli effetti sul lavoro e dei processi di privatizzazione hanno generato, poi, riduzioni dell'occupazione (-30%) e, più in generale, aumento della precarietà e futuro incerto per i lavoratori del settore.
La smania di profitti è stata talmente brutale che in diversi paesi, che in passato avevano privatizzato l’acqua, adesso l’hanno riportata sotto la gestione pubblica.
All’acqua viene attribuito il valore di merce ed è posta sul mercato, come un qualsiasi bene a rilevanza economica offrendo, in questo modo, ai grandi “affaristi”, la possibilità di gettarsi dentro il grande business dei sevizi pubblici locali, con la conseguente possibilità di gestirli in regime di monopolio.
Per chi conquisterà fette di questo mercato, l’affare è garantito: si passerà dai monopoli-oligopoli pubblici, a monopoli-oligopoli privati.
Contestualmente, è cresciuto dal basso, nei territori, come contrasto ai processi in atto, un forte e radicato movimento per la ripubblicizzazione dell’acqua, connesso a quelli per la tutela dei beni comuni, per la biodiversità e il clima, per la democrazia partecipativa, per il contrasto alla gestione dei rifiuti legata al business dell’incenerimento e, più recentemente, contro la sciagurata ipotesi del nucleare.

Nessun commento:

Posta un commento

COSA NE PENSI